L’apicoltura è un settore interessato da un continuo trend di crescita, con sempre più persone che manifestano interesse e curiosità verso il mondo delle api. Sta quasi assumendo - ahimè - le sembianze di un fenomeno di massa.
In quanto tale – doppiamente ahimè – ognuno dice la sua, spesso senza grossa cognizione di causa, il più delle volte ragionando su concetti e cifre lontani dalla realtà. Il pericolo è la diffusione di una visione errata dell’apicoltura, con la propagazione virale di false illusioni e di facili delusioni.
Cerchiamo, allora, di fare un po’ di chiarezza sulla questione.
Sì. L’apicoltura può costituire un’opportunità di sviluppo economico, sociale e ambientale. Indubbiamente. L’apicoltura, però, è un’opportunità non scontata, da coltivare con passione, competenza ed impegno. Non lascia spazio ad improvvisazione e faciloneria. Le delusioni sono dietro l’angolo.
Per ridurre la possibilità di “dolorose scottature” è fondamentale avvicinarsi all’apicoltura così come ci si deve avvicinare alle api. Con prudenza. Un progetto prudente che preveda investimenti e impegno graduale e crescente nella misura in cui si acquisiscono competenze ed esperienze. Un progetto prudente che deve prevedere, innanzitutto, un percorso professionalizzante prima di cimentarsi con l’allevamento in proprio. Un progetto prudente è il presupposto per vivere l’apicoltura, per passione o per reddito, con le gratificazioni che essa è in grado di offrire.
Ma che significa percorso professionalizzante applicato all’apicoltura moderna?
Oggi fare apicoltura con soddisfazione significa principalmente “saper mettere le mani nell’alveare, consapevolmente”, cioè, fare le cose, sapendole fare e, soprattutto, conoscendo il perché le si fanno.
Come fare, dunque, per iniziare il proprio percorso apistico nel modo giusto?
Affidarsi all’aiuto del vicino/cugino/amico apicoltore?
No, non credo che sia la scelta giusta per chi si vuole avvicinare a questa attività. Per diversi motivi. Innanzitutto perché il vicino/cugino/amico apicoltore, molto probabilmente, ha adottato un sistema di allevamento che, reputa il migliore o comunque il più coerente con la propria visione di apicoltura, e tende, inconsciamente, a trasferire le nozioni del proprio modo di intendere l’apicoltura. In tal modo, le conoscenze che si potranno acquisire saranno limitate ad un solo punto di vista, molto limitativo rispetto alle “cinquanta” e più “sfumature di grigio” che invece caratterizzano le possibilità di fare apicoltura moderna. Non bisogna, poi, mai dimenticare che saper fare una cosa, non significa automaticamente saperla insegnare. Insegnare è un’arte complessa che comprende la conoscenza della materia ma anche delle tecniche di insegnamento, che sono una vera e propria scienza a parte. Insomma l’equazione bravo apicoltore/bravo maestro non è sempre così scontata.
Dedicarsi allo studio di pubblicazioni e filmati scaricabili su internet?
No, non credo che sia la scelta giusta per chi si vuole avvicinare a questa attività. Internet ha sicuramente rivoluzionato la nostra società, in tutti i sensi, anche in quello della conoscenza, del sapere. E’ un’enciclopedia sempre disponibile. Ma è un’enciclopedia molto particolare, ricca di sapere corretto, ma anche ricca di sapere “fasullo”. Per chi è alle prime armi ed ora si sta avvicinando al settore è troppo rischioso limitarsi ad internet. Non si hanno l’esperienza e le capacità necessarie per selezionare la qualità delle informazioni e si rischierebbe di costruirsi un quadro pieno di errori o di concetti non attuali o non adatti a tutte le situazioni. Magari approcciarsi a tale strumento dopo aver seguito un corso, meglio se universitario, di apicoltura, ovvero aver acquisito una matura capacità di discernimento dell’affidabilità delle informazioni e basi scientifiche su cui rendere autorevole il proprio senso critico.
Seguire un corso universitario di apicoltura?
No, non credo che sia la scelta giusta per chi vuole avvicinarsi a quest’attività a fini produttivi e lavorativi in tempi, si brevi, ma con un approccio graduale, partendo da un impegno contenuto per poi, eventualmente, sviluppare l’attività in base alle proprie disponibilità, capacità ed esigenze. I corsi universitari sono volutamente indirizzati all’approfondimento degli aspetti teorici dell’apicoltura, dedicando ampi spazi, ad esempio, alla sistematica, alla fisiologia, all’eziologia delle patologie, etc. etc., ovvero mirano a spiegare su base scientifica perché si deve operare in un modo piuttosto che in un altro. E per loro natura, e per precisa scelta intellettuale dei docenti responsabili, lasciano, e devono lasciare, spazi molto contenuti alle applicazioni pratiche. Ai fini della corretta conduzione pratica degli alveari a fini produttivi, tale frequenza, da sola, non è sufficiente. Certo chi, anche per cultura personale, è interessato ad approfondire tutti gli aspetti di questo settore e a comprendere scientificamente il perché di certe scelte, deve frequentare anche il corso universitario, magari dopo aver frequentato con profitto un corso professionalizzante. Tale scelta è invece fortemente consigliata, e meglio sarebbe renderla obbligatoria, per chi pretende di voler formare gli altri.
Iscriversi a uno dei corsi organizzati dalle Associazioni presenti sul territorio?
Si, ma con prudenza nella scelta del corso. Prudenza nel valutare la qualità della proposta didattica. L’autorevolezza dell’Associazione, la storia professionale dei docenti e la formula didattica sono elementi che vanno attentamente valutati. Oggi proposte di corsi si trovano in ogni momento della stagione e in ogni luogo della nostra straordinaria e biodiversa terra italica. Si trovano corsi bene organizzati e corsi che si rifanno al famoso – anche se falso – editto di Franceschiello “facite ammuina”, caratterizzati da elenchi infiniti di materie, presentate da improbabili relatori con storie personali e professionali distanti anni luce dall’apicoltura, racchiusi in poche lezioni di aula, con passaggi in apiario accompagnati da “apicoltori della domenica” che allevano alveari per puro diletto alla meno peggio (passaggio non esente da una sottile, ma voluta, vena polemica).
Dunque quando si decide di partecipare a un corso, bisogna innanzitutto valutare l’autorevolezza dell’Associazione proponente (chi sono i dirigenti, qual è la consistenza e la struttura della base sociale, quali servizi extra-formativi offre ordinariamente, i risultati di precedenti esperienze formative), la professionalità e la competenza specifica nel settore dei docenti incaricati e, soprattutto, bisogna approfondire il progetto formativo, verificando, ad esempio, il giusto equilibrio tra spazi dedicati alle lezioni d’aula e i passaggi in apiario piuttosto, che la tipologia delle metodiche professionalizzanti che sono offerte.
Concludendo, si può affermare che la scelta migliore, tra quelle possibili, per iniziare un percorso di apicoltura produttiva, è partecipare ad un corso organizzato da Associazioni autorevoli che hanno scelto docenti qualificati che adottano metodologie didattiche innovative e professionalizzanti.
Un’ultima raccomandazione. La partecipazione al corso non conclude il percorso di conoscenze da acquisire per divenire un buon apicoltore moderno. Tutt’altro. Il miglior apicoltore è quello che fa suo il concetto della “docta ignorantia” di Socrate secondo il quale l’unica certezza è quella di “sapere di non sapere”. Mai smettere di voler apprendere, di essere curiosi verso le novità, di considerare l’aggiornamento professionale parte integrante dell’attività apistica. La consapevolezza della propria ignoranza è la base della vera conoscenza per tutti e, dunque, anche per gli apicoltori.