Oramai è un gran parlare, in ogni dove, di Aethina tumida. Molti sono gli interventi. Anzi moltissimi.
E come sempre succede in questi casi, invece di fare chiarezza, si genera confusione. Ad interventi autorevoli di qualificati ricercatori che parlano con cognizione di causa, troppo spesso si aggiunge un assordante rumore di personaggi auto referenziati che relazionano in maniera disordinata e dando informazioni non corrette.
Proviamo, allora a mettere dei punti fermi.
Abbiamo chiesto al prof. Antonio De Cristofaro, entomologo, ordinario all’Università del Molise, titolare della cattedra di apicoltura nell’Ateneo molisano, di chiarirci un punto che, proprio recentemente, in uno dei convegni organizzati in occasione di Apimell è stato trattato con troppa superficialità, definendo Aethina tumida, anche durante uno stesso intervento, predatore, parassita, patogeno ecc..
Allora, Aethina tumida, cos’è?
Aethina tumida quando si nutre delle scorte è un cleptoparassita; quando si nutre, come può succedere, di stadi immaturi di ape, sarebbe da considerare un predatore occasionale. Quindi più un cleptoparassita che non un predatore, e comunque mai un parassita o un patogeno.
Non è una mera questione dialettica, perchè dalla corretta definizione di un organismo dannoso discende un approccio corretto nella gestione pratica, se necessaria, delle sue popolazioni.
La migliore definizione pratica, quindi, è di INFESTANTE DELL’ALVEARE (e non dell’ape), o, se si vuole tenere un profilo più divulgativo, chiamiamolo semplicemente NEMICO DELLE API.
NDR Attenzione, quello che ad un approccio superficiale della questione, può sembrare un esercizio formale di scarso interesse pratico (“chiamatelo come volete, basta che ci dite come combatterlo”) è invece una questione dirimente. Se non lo si conosce bene, non lo si può combattere bene. E se non sappiamo “cos’è e come si comporta” non potremo mai elaborare una strategia di lotta efficace. Dunque se il buongiorno si vede dal mattino …..