Noooooooooooooooo! Si ricomincia.
Appena la rigidità invernale cede il passo alle prime tiepide giornate soleggiate che annunciano la primavera e le nostre api sostituiscono gli sporadici voli di purificazione con una prima, timida attività di bottinatura, si ripete, ciò che non dovrebbe mai accadere: il furto di alveari.
L’altro giorno, una nostra socia si è recata, per le prime operazioni tecniche di svernamento, su di un Suo apiario, in provincia di Roma, a Montelibretti, per l’esattezza. Il tempo di scendere dal fuoristrada che scopre il misfatto: mancano oltre trenta alveari e circa venti arnie che, ripulite, erano state sistemate in apiario in attesa di essere utilizzate in primavera.
Una mazzata. Un colpo che accusi dentro. Certo, anche per motivazioni di carattere economico. Ma chi è apicoltore, sa che andare in apiario e non trovarci i propri alveari, è una sensazione che va molto oltre la motivazione economica.
In un attimo pensi ai sacrifici, alla fatica fisica e mentale, fatta per accudire quegli alveari, per difenderli dalle continue avversità che devono affrontare, tra patologie vecchie e nuove, sempre più aggressive, da un clima sempre più irragionevole ed imprevedibile, spesso ostile, dall’abuso della chimica in agricoltura piuttosto che dalla gestione oramai insostenibile degli scarichi delle aree urbane. Insomma la soddisfazione di essere stata brava ed anche un po’ fortunata e di poter ricominciare la tanto attesa stagione produttiva con i Tuoi alveari fa letteralmente a cazzotti con l’amarezza di quelle postazioni desolatamente vuote. Vuote come la sensazione del Tuo stomaco. Solo chi è apicoltore, apicoltore vero, può capire cosa si prova.
Ma chi può fare questo? Fino a qualche tempo fa, eravamo convinti che il fenomeno dei furti avesse una genesi estranea al mondo apistico. Fosse, per lo più, legata alla esigenza di avere api per l’impollinazione delle colture in ambiente protetto. Fosse opera di qualche “spregiudicato e pregiudicato” pseudo imprenditore agricolo che volesse risparmiare sui costi di produzione, appropriandosi di qualche alveare, sottovalutando il più delle volte, la gravità, penale ed umana, di questa scelta.
Ora però, i fatti, ci raccontano una storia diversa. Scompaiono apiari interi, spesso di decine di alveari, a volte vengono prelevati solo i favi, da nido o da melario. Operazioni che non sono alla portata di chi non ha dimestichezza con le api. La serpe si annida al nostro interno. Ci sono nostri “colleghi” che cercano le scorciatoie, che calpestano dignità, tradizione e cultura del mondo apistico, che RUBANO non solo le api, ma il valore etico dell’apicoltura, il significato di socialità, di cooperazione, di mutualità che le api cercano di indicarci come via maestra per un vivere comune nel benessere e nella serenità.
Cosa fare? Purtroppo non c’è antifurto che ci può garantire. Sia per ragioni economiche che per ragioni di funzionalità. Siamo esposti come i nostri apiari. Sembrerebbe non esserci difesa. A meno che …..
A meno che non impariamo dalle nostre api. Lavoriamo insieme, uniti. Tutti. Ci sentiamo tutti vittime di furti. Senza assumere sbagliati atteggiamenti investigativi o peggio ancora inquisitori. Senza voler sospettare di tutto il prossimo. Molto più semplicemente dando, ad esempio, maggiore attenzione alle situazioni anomale, quelle che vedono prosperare i cosiddetti “apicoltori a fisarmonica” che oggi sono pieni di alveari, domani non ne hanno più e dopo domani, invece, ritornano a consistenza zootecniche consistenti.
Si potrebbe, ad esempio, fare riferimento a ciò che succedeva nel vecchio West per il furto dei cavalli. Allora per combattere questo fenomeno, gli allevatori reagirono, trovando nell’associazionismo un’arma spesso vincente. Furono costituite delle vere e proprie società di mutuo soccorso sui generis in cui i soci si organizzavano per garantirsi una certa protezione dai furti, e la forza necessaria per tentare il recupero del bestiame rubato e la condanna dei colpevoli. Chissà se non è questa la strada anche per noi apicoltori. Quando si dice, corsi e ricorsi storici.
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